CONFIDA: lotta contro l’abolizione della plastica monouso nel settore vending

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Dopo numerose consultazioni, il 19 dicembre 2018, le Istituzioni dell’Unione Europea hanno deliberato che, a partire dall’anno 2021, verrà notevolmente ridotta la produzione di oggetti in plastica monouso, come bicchieri, piatti, posate, cannucce, contenitori in polistirolo espanso, sacchetti di patatine, confezioni di merendine e cotton-fioc.

Questa normativa intende incentivare l’impiego di prodotti biodegradabili che assicurino un basso impatto ambientale, rispettando il più possibile il nostro ecosistema, spingendo le aziende ad orientarsi sulla produzione di alternative sostenibili e biodegradabili.

Oltre a tali provvedimenti totalmente restrittivi, nella delibera legislativa viene anche riportata la proposta di ridurre la produzione di bottiglie in plastica in modo tale da ottenere, secondo le previsioni statistiche di mercato, fino al 25% di riciclo dei materiali plastici dall’anno 2025.

Le autorità competenti sono state allertate in seguito all’analisi di alcuni dati: soltanto in Europa sono prodotte 25,8 tonnellate di rifiuti plastici all’anno, di cui unicamente il 30% viene riciclato, mentre la maggiore percentuale contribuisce ad inquinare l’ambiente soprattutto marino.

Infatti oltre l’80% di tutti i rifiuti inquinanti è costituito da residui plastici, che producono ingenti danni ambientali stimati intorno ai 22 miliardi di euro, in considerazione anche che l’Italia è uno dei principali leader europei per la produzione di stoviglie in plastica monouso.

Qual’è la posizione di Confida relativamente a tale normativa

La posizione di Confida nei confronti della normativa inerente alla regolamentazione dell’impiego di contenitori monouso è rivolta principalmente sulla preoccupazione relativa all’attività delle aziende produttrici di tali oggetti, in rapporto al funzionamento del settore vending che è incentrato proprio su tali contenitori.

Se da un lato Confida condivide il giusto allarmismo inerente alle problematiche dell’inquinamento ambientale da materiale plastico, d’altro lato ritiene che una valida alternativa potrebbe essere quella di potenziare le attività di riciclo per utilizzare più volte i contenitori.

Tale constatazione parte dall’osservazione che tali contenitori monouso sono usati per il 97% all’interno di luoghi chiusi forniti di recipienti per la raccolta differenziata che, se venisse effettuata in maniera corretta, non sarebbe causa di alcun tipo di inquinamento ambientale.

Inoltre, secondo Confida, questi prodotti offrono notevoli garanzie di sicurezza alimentare per gli utenti, che possono alimentarsi con scatole sigillate e quindi non soggette al rischio di contaminazione ambientale.

Le perplessità nascono principalmente dal fatto che, applicando tale normativa senza un’adeguata analisi preliminare d’impatto, non soltanto non sarebbe garantita la salvaguardia dell’ambiente, ma si rischierebbe anche di mettere in crisi un mercato particolarmente fiorente come quello del vending, sia a livello imprenditoriale che a quello occupazionale.

Infatti le aziende italiane produttrici di contenitori monouso rappresentano un settore di grande rilevanza economica, in grado di esportare i propri prodotti in tutta Europa.

Puntando sull’educazione ambientale a partire dalla scuola dell’obbligo ed incentivando il riciclo dei materiali plastici si può dunque creare una sinergia operativa finalizzata a proteggere l’ambiente senza provocare danni economici al settore vending.

Che cos’è il progetto Ri-Vending

Il progetto Ri-Vending, promosso da Confida, Unioplast e Corepla, è incentrato sulla proposta di creare un efficace circuito chiuso di raccolta dei contenitori plastici monouso che devono venire avviati ad una seconda vita mediante il loro riciclo, allo scopo di creare una perfetta economia circolare.

Tale progetto intende dunque impostare un ciclo virtuoso per il recupero di materiali plastici derivati dai distributori automatici per rendere il più possibile sostenibile il riciclo dei contenitori utilizzati nel settore vending.

Ri-Vending propone alcune soluzioni tra cui quella di fornire le macchine per distribuzione automatica di apposite strutture in cui i consumatori possano gettare bicchierini, tazze e palette di plastica dopo averli utilizzati, isolandoli da altri imballaggi di plastica, garantendo una notevole semplificazione del processo selettivo di recupero di materiali plastici di altissima qualità.
Tali materiali, una volta recuperati, vengono poi destinati al ri-utilizzo attraverso un processo di riciclo finalizzato ad impieghi specifici.

L’obiettivo ultimo è quello di produrre un nuovo contenitore a partire da quello vecchio, assicurando in tal modo un’economia circolare di estrema efficienza.

Trattandosi di contenitori prodotti al 100% in polistirolo e contenenti soltanto residui di caffè facilmente asportabili con un semplice lavaggio, questi bicchieri offrono una valida opportunità per venire riciclati.

Il progetto è stato studiato tenendo conto sia dell’importanza di salvaguardare la salute dell’ecosistema mantenendo un basso impatto ambientale per quanto riguarda i prodotti eliminati dai distributori automatici, sia dei dati che si riferiscono all’importanza finanziaria del vending sull’economia del paese.

In Italia questo settore impiega oltre 35 mila persone interessando quasi 20 milioni di consumatori che, per comodità e per mancanza di tempo, preferiscono servirsi di prodotti erogati dai distributori automatici.

Il vending mostra un impatto sempre più forte sull’economia del paese e sarebbe un grave errore impedire a questo settore di continuare il suo percorso di crescita esponenziale.